Abbazia di San Galgano

Informazioni sull'Abbazia e sul Comune di Chiusdino alla scoperta di un territorio suggestivo

Esterno Abbazia San Galgano [wikipedia]
Esterno Abbazia San Galgano [wikipedia]

L'Abbazia, il Santo e l'Eremo

ABBAZIA

La cappella di Montesiepi e l’Abbazia di San Galgano costituiscono uno dei più straordinari e suggestivi complessi religiosi monumentali del territorio senese.
Furono infatti i monaci cistercensi (ordine fondato nel 1098 a Citeaux, in Francia, località da cui prende il nome) a costruire a valle dell’Eremo di Galgano, la chiesa, in stile gotico cistercense e il monastero.
I cistercensi erano monaci colonizzatori ed esperti costruttori e, solitamente, impiantavano i loro insediamenti in luoghi isolati, anche se contraddistinti dalla presenza di importanti vie di comunicazione. L’Abbazia infatti venne edificata nel fondovalle paludoso, appositamente bonificato, in una posizione non distante dalla via Maremmana, un importante arteria che collegava Siena e Massa Marittima e alla costa tirrenica.

Il cantiere dei lavori per la costruzione dell’Abbazia durò dal 1218 al 1288: a partire dal terzo decennio del Trecento, tuttavia, la crisi generale e l’isolamento segnarono le sorti dell’Abbazia: le carestie e poi la peste del 1348, colpirono pesantemente la comunità. I cistercensi di San Galgano avevano ormai da tempo stabilito rapporti sempre più stringenti con Siena, presso la quale andarono, progressivamente e nel XV secolo definitivamente, trasferendosi.

A causa dell’incuria e dell’abbandono iniziò il deperimento del complesso abbaziale: il 22 gennaio del 1786, il campanile, già lesionato, crollò sul tetto del braccio meridionale del transetto, danneggiando pesantemente le strutture sottostanti. La chiesa fu sconsacrata nel 1789.

L’Abbazia è oggetto di un vasto programma di indagini e di restauri, che condurrà alla progressiva apertura al pubblico di tutti gli ambienti finora esclusi dalle visite. Attualmente sono visibili lo scriptorium, o sala da lavoro dei monaci, la sala capitolare, i resti del chiostro e l’interno della chiesa.

GALGANO DA CHIUSDINO

Galgano nasce intorno al 1148 a Chiusdino da una famiglia di piccola nobiltà locale e viene descritto dalle fonti come un giovane dissoluto e dedito a una vita di soprusi, impegnato in armi come cavaliere seguendo le orme del padre Guidotto. Dopo la precoce morte di quest’ultimo, la vita del giovane, viene contrassegnata da sogni e da visioni: il giovane Galgano matura una profonda conversione e la volontà di dedicare la sua vita alla pace e alla spiritualità. Nonostante i tentativi di dissuasione intrapresi dalla madre, durante un viaggio verso Civitella Marittima il cavallo di Galgano si arrestò rifiutandosi di proseguire e, lasciato libero, condusse il cavaliere verso il colle di Montesiepi. Qui Galgano spinto dall’esigenza di raccogliersi in preghiera, infisse la propria spada nel terreno, trasformandola in una croce e, con questo gesto di pace, rinuncia alle lusinghe della vita materiale in favore di quella spirituale ed eremitica.

Il suo ritiro era però destinato a durare un solo anno, dato che Galgano morì nel 1181. Durante questo breve periodo, tuttavia si formò attorno alla figura del cavaliere eremita, un gruppo di seguaci e numerosi furono coloro che si rivolsero a lui per un conforto, in alcuni casi beneficiati da miracoli puntualmente registrati negli atti del processo di canonizzazione che rimane il documento principale inerente la vita del Santo. A distanza di pochi anni dalla sua morte, circa nel 1196, il vescovo di Volterra commissionò la costruzione della cappella circolare destinata a custodire la spada del santo infissa al vertice della collina ed emergente dal pavimento della chiesa. Del corpo di Galgano rimane la testa, conservata adesso in un reliquiario moderno nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Chiusdino.

EREMO DI MONTESIEPI

La chiesa, a pianta circolare, commissionata dal Vescovo di Volterra a pochi anni dalla morte del Santo, presenta una muratura realizzata in bicromia e costituita da filari di pietra alternati ad altri in mattone. La medesima alternanza di materiali si ritrova all’interno, culminante nella cupola, costituita da una serie di anelli concentrici bianchi e rossi, con un effetto di grande suggestione.

A distanza di pochi anni dalla costruzione dell’Eremo, venne realizzato il portico che protegge il portale d’ingresso dell’edificio.

Durante la prima metà del Trecento, la chiesa venne ampliata tramite la costruzione di una cappella addossata alla parete esterna. Questa, commissionata dal converso cistercense Ristoro da Selvatella insieme alla ricca decorazione interna, venne affrescata da Ambrogio Lorenzetti, massimo esponente della pittura senese, con storie connesse alla vita di Galgano completate da una Maestà e da un’Annunciazione di straordinaria qualità. Al centro del pavimento originale dell’Eremo emerge la roccia costituente il vertice della collina, con infissa la spada del santo, testimone del gesto di pace dell’eremita, sempre attuale ai nostri giorni.

Chiusdino e il Museo di San Galgano

CHIUSDINO

Chiusdino si trova al centro di due sistemi collinari: le Colline Metallifere e la dorsale che dalla Montagnola supera la Val di Farma.
Grazie all’ambiente naturale e alla ricchezza delle acque, i primi insediamenti sparsi si sviluppano fin dal periodo etrusco. La presenza di attività estrattive e di un’arteria importante che, attraversando le Colline Metallifere, conduceva a Massa Marittima e alla costa favorirono la nascita di abbazie e di importanti insediamenti, già incastellati durante il Medioevo.

Al centro storico si accede attraversando Piazza Garibaldi: una terrazza panoramica che lascia spaziare lo sguardo sul territorio circostante.

All’interno delle sue mura, a tratti ancora conservate, si trova la Propositura di San Michele arcangelo, la più antica chiesa di Chiusdino; contigua alla propositura di San Michele e ad essa addossata è la Chiesa di San Sebastiano, risalente al Quattrocento e successivamente ampliata. A sinistra della sua facciata, oltre il vicolo in salita, sorge la Casa di San Galgano, dove si presume che, nel 1148, sia nato Galgano Guidotti. Immediatamente all’esterno dell’unica porta conservata del primo circuito murario, troviamo la pieve tardo romanica di San Martino (ex monastero dei benedettini della vicina Abbazia di Serena che, dopo l’abbandono della stessa, si erano trasferiti a Chiusdino) per poi ridiscendere verso via Paolo Mascagni che, insieme a via Roma, costituisce l’asse viario centrale del paese.
Una passeggiata nel sottostante quartiere de Le Buche rivela l’intenso sfruttamento dello spazio entro il secondo e più ampio circuito murario che dal Duecento iniziò a racchiudere i borghi che si erano formati all’esterno della prima cinta sommitale. Si tratta di uno dei rioni più caratteristici di Chiusdino, con le sue strettissime vie intervallate da ripide stradine e scalinate.
Proseguendo per via Roma e superato il palazzo comunale, si esce dalle mura tramite la Porta Senese: l’unica sopravvissuta delle tre originarie.
Seguendo la strada per Frassini, dopo appena un chilometro, si può raggiungere la Chiesa della Madonna delle Grazie oppure scegliere di compiere il giro delle mura soffermandosi ad ammirare gli scorci sulla Val di Merse.
 

MUSEO civico e diocesano d’arte sacra di San Galgano

Istituito nel 2015 nel cuore del centro storico di Chiusdino, il museo è allestito nello storico palazzo Taddei che accoglie, in 4 piani, 10 sale tematiche con numerose opere d’arte; bassorilievi, pitture su tavola e su tela, oreficeria sacra, reliquiari, ex voto, in gran parte connessi alla storia e al culto di San Galgano per lo più provenienti dalle chiese parrocchiali e dalle cappelle del territorio. Il santo, la sua storia e quella dei principali monumenti sono al centro della narrazione che il museo offre ai visitatori, oltre agli scorci incorniciati dalle finestre che si aprono su un paesaggio unico e sulla prorompente natura di questo tratto ancora incontaminato di Toscana. Si può visitare il museo tutti i giorni con orario continuato dalle 10:30 alle 18:00 (visitare la pagina sugli orari di abbazia e museo per i dettagli e i contatti)
 

CASA NATALE DI SAN GALGANO

L’edificio fu donato da Dionisia, madre di San Galgano, ai monaci Cistercensi e passò poi alla Compagnia di San Galgano, costituita già nel 1185.
Anche grazie ad alcuni lasciti testamentari redatti nel 1348, anno della diffusione della peste nera, venne definita una cappella al piano seminterrato, intorno agli anni Sessanta del Trecento dotata di un ciclo parietale affrescato di cui si conserva soltanto un frammento di figure di santi e angeli aureolati recentemente riscoperto durante gli interventi di restauro e attribuito al pittore senese Niccolò di Ser Zozzo.

La casa natale di San Galgano rimase sede della Compagnia anche dopo il 1785 anno di soppressione delle confraternite da parte del Granduca di Toscana.
Nel 1801, a seguito dell’occupazione della regione da parte delle truppe francesi,
l’edificio fu trasformato in caserma e, poco dopo, in carcere.
All’interno degli ambienti del piano terreno vennero definite alcune celle e la cappella al piano seminterrato venne adibita a chiesetta carceraria.

Sulla facciata della Casa, sopra alla porta d’ingresso, si può osservare un bassorilievo in marmo raffigurante la conversione di Galgano il quale, guidato da San Michele arcangelo, posto al centro della scena, si reca verso Montesiepi. L’originale, attribuito allo scultore senese Giovanni d’Agostino e riferito alla prima metà del Trecento, è conservato presso il Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra.
 

CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

In origine era un oratorio. Venne ampliata intorno alla fine del Duecento poi, nuovamente, durante il Seicento con l’aggiunta di quattro corpi laterali e un rivestimento interno con stucchi e decorazioni barocche.
 A questo periodo risalgono due tele oggi conservate al vicino Museo Civico e Diocesano d’Arta Sacra: La Madonna del Rosario di un pittore senese della fine del Cinquecento, forse riconoscibile in Alessandro Casolani e San Galgano in preghiera davanti alla spada di un pittore senese degli inizi del Seicento.
La distruzione delle decorazioni barocche si deve a un intervento risalente agli anni Sessanta del Novecento.
In una cella ricavata alla base del campanile si conserva la reliquia della testa di San Galgano, tornata a Chiusdino nel 1977 e appositamente racchiusa in un reliquiario argenteo realizzato dall’orafo fiorentino Bino Bini.
 

CHIESA DI SAN MARTINO

La chiesa ha doppio titolo: San Giacomo (Giacomo il maggiore, uno degli apostoli) e San Martino (militare poi vescovo di Tours in Francia). Viene definita, dai documenti del 1665 “presso le mura di Chiusdino, a sottolineare l’ubicazione immediatamente esterna al primo circuito murario che racchiudeva la sommità del colle, oggi rispondente al quartiere del Portino.
Appartenuta ai monaci benedettini, nel 1196 passò ai Vallombrosani e intorno al Trecento si data l’ampliamento a valle della chiesa (che infatti presenta oggi il portale della facciata decentrato) e all’istituzione di nuovi locali monastici contigui e comunicanti con la stessa.
La comunità monastica entrò in crisi e, nel 1785, venne soppressa dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena. I religiosi vennero trasferiti presso il monastero di San Virgilio a Siena. La parrocchia fu incorporata alla chiesa di San Michele. Si può visitare l’esterno della chiesa nella caratteristica cornice del centro storico medievale.

 

CHIESA DI SAN SEBASTIANO

In origine dovette corrispondere a un piccolo oratorio edificato probabilmente nel corso del Quattrocento per scongiurare pericoli di epidemie e pestilenza, contro cui è invocato il santo.
Dalla fine del Cinquecento fu sede di una confraternita dedicata a San Sebastiano soppressa nel 1785 dal Granduca Pietro Leopoldo.
La chiesa venne ampliata fino alle forme attuali all’inizio del secolo successivo, quando vi si trasferì l’Inclita e Insigne Compagnia di San Galgano, allontanata dalle truppe francesi dalla sua sede, fino ad allora coincidente con la vicinissima casa natale del santo.
Sulla facciata sono osservabili due lapidi: la principale, opera di Urbano da Cortona, rappresenta San Galgano mentre infigge la spada al vertice di Monte Siepi; l’altra riporta la data 1466. Provengono dal Monastero di Ognissanti di Siena appartenuto ai Monaci Cistercensi di San Galgano e successivamente soppresso e demolito.
La vetrata sull’occhio della facciata, che rappresenta San Sebastiano al centro tra San Rocco di Montpellier e San Leonardo di Noblat è opera del pittore senese Nastagio di Guasparre attivo tra il 1438 e il 1459.
Gli originali di queste opere, sostituite da copie per motivi di conservazione, sono esposti presso il Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra.

Il Territorio del Comune di Chiusdino

CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

Lasciando Chiusdino in direzione di Frassini si incontra la Chiesa della Madonna delle Grazie. Le prime testimonianze risalgono al Quattrocento, anche se il santuario acquisì il suo aspetto attuale successivamente. La tradizione popolare narra che la sua origine sia dovuta all’apparizione della Madonna ad una bambina che si recava a Chiusdino per chiedere l’elemosina: la Madonna le sarebbe apparsa in questo luogo e, dopo aver condiviso un povero pasto, l’avrebbe invitata a tornare a casa dove la bambina avrebbe trovato farina e formaggio. Sul luogo dell’apparizione venne costruita una primitiva cappella, “Santa Maria del Bosco”, gravemente danneggiata negli anni della Guerra di Siena, nel 1555 e, tra il 1564 e il 1615, la comunità di Chiusdino ne deliberò il restauro e l’intero rifacimento. La forte e profonda devozione che circondava, e tuttora circonda, la Madonna è percepibile negli ex voto che riempiono le pareti del presbiterio. Alcuni di questi si conservano oggi al museo. La festa della Madonna delle Grazie di Chiusdino si celebra il 3 settembre di ogni anno.

FRASSINI   

Usciti da Chiusdino attraversando la Porta Senese e proseguendo lungo la strada che un tempo congiungeva Chiusdino a Siena, si raggiunge il piccolo abitato di Frassini nato in connessione all’uso agricolo dei terreni siti in Pian della Feccia e della Merse e sviluppatosi poi nella attuale forma allungata lungo la strada che lo percorre.  

PALAZZETTO

Palazzetto si estende in lunghezza lungo la statale di fondovalle che conduce verso il mare, vicino al corso del Fiume Merse. Si tratta di un borgo sviluppatosi per lo più attorno all’Ottocento nella pianura destinata, oggi come un tempo, a coltivazioni agricole e ad allevamenti di ovini e caprini.

CICIANO IL PAESE DELLA PALLA EH!

Ciciano è un piccolo paese, già dall’antichità suddiviso in “Capociciano” che si sviluppa dall’attuale piazza verso monte e “Piediciciano” che si sviluppa dall’attuale piazza verso valle. Da visitare sono la Pieve di Santa Maria e l’Oratorio della compagnia di San Carlo Borromeo. Ogni primo finesettimana di agosto il paese si anima grazie al tradizionale gioco della “Palla Eh!”: un gioco di antiche origini. Sembra infatti che, fin dall’antichità, i Romani si dilettassero con questa gara popolare, seppur con altre varianti e regole. Successivamente il gioco fu ripreso da Spagnoli e Arabi, ma veniva spesso praticato con uno strumento, invece che con le mani nude. Risalgono al 1300 delle illustrazioni ritrovate in Francia che mostrano un gioco chiamato “Jeu de Paume” ovvero gioco col palmo della mano e con una palla costituita da quattro spicchi di cuoio cuciti tra loro. Attualmente i paesi in cui si gioca regolarmente il gioco della “Palla Eh!” sono Ciciano, Scalvaia, Tirli, Vetulonia, Piloni e Torniella. Il gioco non prevede arbitri né un campo regolamentare; si gioca per le strade paesane. Le squadre sono composte da 5 giocatori per i quali non è prevista una posizione fissa nel campo.

LA MINIERA DELLE CETINE

L’attività mineraria delle Cetine iniziò nel 1878 con gli scavi a cielo aperto, seguiti nel 1886 da quelli in galleria. I periodi di maggiore sfruttamento della risorsa mineraria, costituita dalla stibina, dalla quale si ricavava l’antimonio, hanno coinciso con le due guerre mondiali, dato che questo metallo veniva utilizzato dalla industria bellica. Le Cetine sono state una delle miniere più frequentate dai collezionisti di micromineralogia per la qualità e la bellezza dei minerali, alcuni dei quali, come ad esempio la cetineite, che prende il nome proprio da questa località, sono reperibili solo qui, come cristallizzazioni degli scarti di cottura. Purtroppo ad oggi la miniera è chiusa e non è visitabile.

CASTELLETTO

L’insediamento inizialmente noto per le sue funzioni religiose, prese il nome “Castelletto Mascagni” dopo che la stessa famiglia lo acquistò e vi realizzò la villa presente ancora oggi. Il membro più illustre della casata, Paolo Mascagni, noto anatomista e illustratore italiano del ‘700, nato a Pomarance, visse e morì nella villa di famiglia.

FROSINI

Posto al confine con la diocesi di Siena e a controllo della strada che congiungeva quella città col mare e con l’area mineraria delle Colline Metallifere, agli inizi del’XI secolo figura tra i castelli della Val di Merse come proprietà della famiglia Gherardeschi. Anche se rimaneggiato nel corso dei secoli, il castello conserva tracce consistenti delle strutture medievali, tra le quali una torre, il mastio, e la chiesa tardoromanica di San Michele. Il castello venne dotato di un bellissimo giardino all’italiana, del quale resta ancora l’impianto.

MIRANDUOLO

Castello appartenente alla famiglia dei Gherardeschi, attestato come insediamento fin dall’Alto Medioevo, traeva la sua importanza dall’estrazione e dal commercio dei metalli, in particolar modo dell’argento. Oggetto dell’assedio da parte del vescovo di Volterra e, successivamente, di un lungo abbandono, il castello, le cui strutture sono oggi ridotte alle poderose fondazioni, è stato indagato tra il 2001 e il 2016 da ricerche archeologiche, condotte dall’Università di Siena, che hanno riportato in luce il modello di formazione ed evoluzione dell’insediamento rurale toscano tra 600 e 1300 d.C. Attualmente la visita al castello è sconsigliata per motivi di sicurezza e sono in corso le attività di progettazione per la realizzazione del parco archeologico, che si baserà sulla ricostruzione della vita dell’insediamento condotta secondo i metodi della living history. Miranduolo è destinato a divenire, nei prossimi anni, una vera e propria macchina per intraprendere un suggestivo viaggio nel tempo.

VAL DI MERSE, FIUME MERSE E IL MULINO

Le sorgenti del fiume Merse si trovano nei pressi del Poggio Croce di Prata (848 metri) nel territorio di Massa Marittima, ma la portata viene poderosamente alimentata, a pochi chilometri dalla sorgente, dalle Vene di Ciciano, al di sotto del paese che dà loro il nome. Il Merse si snoda per circa 70 km e, dopo l’Abbazia di San Galgano, piega verso nord in direzione di Brenna e Orgia dove incontra le acque del torrente Rosia, dirigendosi poi nuovamente verso sud, fino a confluire nel corso dell’Ombrone. L’intera vallata riveste un pregio enorme dal punto di vista paesaggistico e ambientale, con particolare riguardo agli aspetti della flora e della fauna. Il territorio che comprende la parte superiore del fiume costituisce la Riserva Naturale dell’Alto Merse: un’area protetta inserita nel sistema dei parchi regionali. Percorrendo il fiume si incontra il Mulino delle Pile: un’antica struttura produttiva fortificata risalente al Duecento edificata dai monaci dell’abbazia di Serena e successivamente passata ai cistercensi dell’abbazia di San Galgano. Il Mulino conserva ancora integri le strutture e i meccanismi originari, la gora, il callone, il ritrecine e le macine, oltre a una piccola centrale elettrica, in passato usata per fornire energia a Chiusdino in casi di necessità. Negli anni Novanta, sebbene profondamente trasformato da pannelli di cartongesso, è stato protagonista assoluto della campagna pubblicitaria “Il Mulino Bianco”, diretta da Giuseppe Tornatore con le musiche di Ennio Morricone, che lo dotò anche della ruota che ancora è dato di osservare.

MONTALCINELLO

Montalcinello è un piccolo borgo nel comune di Chiusdino che risale circa al 1064.
La sua origine si deve al trasferimento di alcuni abitanti dal Castello di San Magno, oggi non più esistente. L’abitato di Montalcinello ha mantenuto lo sviluppo dell’insediamento medievale: tra gli edifici storici più rilevanti si ricorda l’arcipretura di San Magno, costruita nel 1290 per volontà del vescovo di Ranieri degli Ubertini, come ricorda una lapide visibile all’interno della chiesa. Poco fuori dal paese si trova la cappella della Madonna della Consolazione, risalente al Seicento, sede di una confraternita omonima, fondata a seguito del disastroso terremoto che ebbe come epicentro Gerfalco e che produsse gravi danni anche a Chiusdino, risparmiando però miracolosamente Montalcinello.

PONTE DELLA PIA

Ponte a schiena d’asino costruito nel Medioevo per raggiungere l’Eremo di Santa Lucia ed il Castello di Spannocchia.
Da qui passava, già al tempo degli Etruschi, la via di collegamento tra la Val di Merse e la Maremma.
Ma quella della Pia è anche la storia romantica di Pia de’ Tolomei, bella nobildonna ed infelice moglie di Nello d’Inghirano de’ Pannocchieschi che sarebbe passata di qui lungo la via dell’esilio in Maremma, così come raccontato da Dante nel V Canto del Purgatorio.
“Ricordati di me che son la Pia: Siena mi fè disfecemi Maremma: salsi colui che ‘nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma.

Informazioni utili:

Distanza di Chiusdino da: Siena 35 km, Casole d’Elsa 27,5 km, Colle Val d’Elsa 32 km, Monteriggioni 35 km, Massa Marittima 35 km, Roccastrada 30 km, Follonica 55 km
Il territorio di Chisudino è nel cuore della Val di Merse (Chiusdino, Monticiano, Murlo e Sovicille).; ad un’ora dalla Val d’Orcia e a meno di un’ora dal mare.

Ultima modifica: mercoledì, 15 maggio 2024

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